“La cooperazione si basa sulla profonda convinzione che nessuno riesca ad arrivare alla meta se non ci arrivano tutti.” Virginia Burden

L’amministratore condominiale sociologo, psicologo e chiave di volta della direttiva Ue sulle case green

di Umberto Amato (Naca – National association condominium administrators)

L’associazione Naca sollecita maggiore tutela

A giugno cadono i dieci anni dall’entrata in vigore della riforma del condominio (legge 220/2012), la prima norma che ha imposto una serie di requisiti a (quasi) tutti gli amministratori. Ma soprattutto ha posto le basi per una forte tutela dei condòmini, a fronte di una serie di nuovi oneri a carico dei professionisti, non solo sul piano della sicurezza e della buona gestione ma anche della valorizzazione degli immobili.

È quindi tempo di tirare le somme: ormai il ruolo dell’amministratore in questi anni è molto cambiato, si è evoluto e sempre più c’è bisogno di professionisti competenti e tecnicamente preparati. Anche sotto nuovi aspetti: molti condòmini, nelle controversie sul quieto vivere nel condominio (problematiche di vita quotidiana) si rivolgono all’amministratore, che talvolta deve comportarsi come un sociologo e uno psicologo per aiutare i condòmini a un sereno viver condominiale. La capacità di ascolto degli amministratori è fondamentale. Ma non basta: la direttiva Ue sul risparmio energetico chiama nuovamente in causa i professionisti, che dovranno transitare milioni di edifici verso il raggiungimento di classi energetiche elevate, convincendo i condòmini a sostenere le relative spese e svolgendo nel contempo un’intensa attività di spinta politica, come categoria professionale, per ottenere l’indispensabile sostegno dello Stato.

L’amministratore condominiale dovrebbe però essere maggiormente tutelato con specifiche disposizioni, che salvaguardino il suo ruolo essenziale nella società italiana. In che modo? Innanzitutto semplificando le disposizioni sulla disciplina del superbonus e dei bonus edilizi (il settore edilizio è il volano economico più importante) che hanno ad oggetto il fabbricato e la sua potenzialità di produrre e di autoprodurre energia verso la neutralità carbonica, anche questo un obbiettivo dell’Unione europea del 2050.Occorre un cambiamento culturale nell’approcciarsi con questa professione prima ancora che tecnico-giuridica. L’amministratore condominiale è forse la professione che più si evolverà tra le tante professione nel prossimo futuro. E gli amministratori professionisti saranno ancora più centrali nell’assicurare lo sviluppo sociale, economico e culturale della nostra nazione.

COMMENTI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *